Sulla facciata principale fu usato intonaco rosso modulato mediante stilature bianche che formano dei rettangoli. Gli altri fronti, invece, erano intonacati di bianco ed il contrasto cromatico che si veniva a creare con quello principale rimarcava con forza la gerarchia esistente fra i lati dell’edificio, sottolineando la funzione pubblica e di rappresentanza della facciata.
Gli archi, motivi ricorrenti nelle costruzioni progettate dal Bergonzo, furono costruiti in mattoni intonacati ad imitazione del rivestimento in marmo bianco di Zandobbio.
L’essenzialità e la misura con cui sono trattati questi elementi di derivazione classica, cioè arco e trilite, conferiscono agli stessi un’astrattezza che richiama da vicino le esperienze metafisiche che al tempo si andavano compiendo in campo pittorico, oltre che architettonico.
A differenza della maggior parte delle opere successive del Bergonzo, qui non c’è la grande ricchezza di apparati decorativi; questo fatto è da ascriversi all’economia entro cui la realizzazione della Casa del Balilla di Nembro dovette essere condotta.
Bisogna però segnalare il bassorilievo in cemento raffigurante il “libro e moschetto”, insegna dell’Opera Balilla, nonché sintetica esposizione del programma educativo dell’ente, che venne apposto sul lato di via Moscheni. Sul fronte della piazza c’era l’aquila littoria.
Il complesso era stato progettato per ospitare, in epoca fascista, la Gioventù Italiana del Littorio e pertanto prevedeva spazi per il teatro, il cinema e le adunanze, oltre a locali per l’assistenza. Successivamente prevalse l’uso esclusivo a sala per rappresentazioni cinematografiche e teatrali.
Il manufatto subì mutamenti in corso d’opera e anche dopo la costruzione, per adeguamenti funzionali e normativi.
L’ ultima destinazione d’uso fu quella ad ufficio postale. Seguirono lunghi anni di abbandono durante i quali si discussero diverse ipotesi progettuali, molte delle quali intenzionate a dare seguito alla demolizione del fabbricato, fino alla definitiva scelta di procedere con il recupero.
Nel 2005 è stato affidato a Gritti Architetti un piano integrato di intervento destinato a riconfigurare il centro civico di Nembro e volto a riattivare le relazioni tra gli edifici e gli spazi aperti realizzati a partire dal 1934.
A Bergonzo infatti si deve il progetto della Piazza Littorio (ora della Libertà), completata lungo il lato meridionale con la casa del Fascio, attuale sede municipale.
Intento principale del programma integrato promosso dal Gruppo Tironi di Alzano Lombardo è stato dunque quello di rilanciare l’originario rapporto tra i due edifici, attraverso la conversione della piazza in uno spazio esclusivamente pedonale, intorno e al di sotto della quale sono state organizzate le principali funzioni rappresentative della comunità: insieme al municipio il nuovo teatro-auditorium, una galleria commerciale a due livelli e un’estensione dell’autorimessa pubblica recentemente realizzata.
Il programma integrato di intervento è stato da subito caratterizzato dalla scelta di recuperare dell’ex cine-teatro Modernissimo come spazio pubblico.
Reinterpretando la funzione originaria si è realizzata una sala destinata prevalentemente alle rappresentazioni musicali, ma in grado di ospitare anche eventi teatrali con ridotte esigenze di scena, congressi, convegni e assemblee.
A seguito dell’intervento si accede alla sala attraverso l’originario foyer a due livelli, che come il resto dell’ex cine teatro è stato sottoposto a un intervento conservativo.
Alla distinzione tra platea e galleria che caratterizzava il primo cine-teatro si è preferita la realizzazione di un unico ambiente per il pubblico.
Il progetto ha perciò introdotto nel grande vano sorretto dalle originali capriate in ferro (messe per la prima volta in evidenza) una gradinata, indipendente dalla strutture murarie, sulla quale sono stati installati circa 300 posti a sedere.